Probabilmente stenterete a crederci, ma a chiedere una birra “Doppio Malto”, o “Double Malt” che dir si voglia, in un rispettabile pub della tradizione inglese, ci fareste una magra figura. E questo perché la birra che vi piacerebbe sorseggiare, in realtà non esiste, se non nell’ambito della legislazione italiana. Avete capito bene, quella della birra Doppio Malto è un'invenzione tutta nostra e per giunta un'invenzione di cui difficilmente un mastro birraio andrebbe fiero, perché non ha niente a che vedere con sofisticate tecniche di produzione della preziosa bevanda luppolata.
Molto più semplicemente, quando il legislatore ha disciplinato la produzione e il commercio della birra con una legge, la n. 1354 del 1962, risalente ormai ad oltre cinquant’anni fa, ha introdotto una classificazione ai fini della tassazione, adottando come criterio il contenuto di zuccheri presenti nel mosto di partenza prima che cominci la fermentazione, il cosiddetto Grado Plato.
In base a questa classificazione, le cosiddette birre Doppio Malto sono contraddistinte da un Grado Plato superiore a 14,5 °P e sono soggette alla tassazione più elevata. Poco importa se, al termine del processo di produzione, la maggior parte degli zuccheri vada ad ingrassare il corpo della birra a discapito dell’alcool, che può rimanere anche poco al di sopra dei 5 gradi. Nessuna quantità doppia di malto, quindi, o cose simili e per di più la denominazione non denota uno stile, un colore o un gusto particolare.
Ad onore del legislatore va detto che anche altri Paesi hanno suddivisioni simili: in Belgio, ad esempio, la suddivisione è in Categorie, dalla S alla III, ma nessuno si sognerebbe mai di andare a chiedere “una Cat. III, per favore!”. Per completezza, va detto anche che la definizione “Triplo Malto” è semplicemente una furberia pubblicitaria priva di senso, che non va assolutamente confusa con la belga “Tripel” e che, di sicuro, è ben lontana dall’essere una perla da amanti della birra. Se doveste capitare all’estero e ci tenete alla vostra fama di intenditori, il nostro consiglio è quello di evitate accuratamente di citare i multipli del malto, o loro improbabili traduzioni!